lunedì 9 luglio 2007


una preghiera....

"Oh Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami!
Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole, ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.
Lasciami camminare tra le cose belle, e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fa che le mie mani rispettino tutto ciò che hai creato, e le mie orecchie siano acute nell'udire la tua voce.
Fammi saggio, così che io conosca le cose che hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso!
Fa' che io sia sempre pronto a venire a te, con mani pulite e occhi dritti, così che quando la mia vita svanirà come luce al tramonto, il mio spirito possa venire a te senza vergogna".

(Preghiera del capo indiano Yellow Hark)

Se è vero che ci sei...


Certe volte guardo il mare, questo eterno movimento
Ma due occhi sono pochi per questo immenso
E capisco di essere solo, e passeggio dentro il mondo
E mi accorgo che due gambe non bastano per giralo e rigirarlo
E se è vero che ci sei, batti un colpo amore mio
Ho bisogno di dividere, tutto questo insieme a te
Certe volte guardo il cielo, i suoi misteri le sue stelle
Ma sono troppe le mie notti passate senza te, per cercare di contarle
E se è vero che ci sei, vado in cerca dei tuoi occhi io
Che non ho mai cercato niente, e forse niente ho avuto mai
È un messaggio per te, sto chiamandoti
Sto cercandoti, sono solo e lo sai
È un messaggio per te, sto inventandoti
Prima che cambi la luna e che sia primavera
E se è vero che ci sei, con i tuoi occhi e le tue gambe io
Riuscirei a girare il mondo e a guardare quell'immenso
Se è vero che ci sei, caccia via la solitudine di
Quest'uomo che ha capito il suo limite nel mondo
È un messaggio per te, sto chiamandoti
Sto cercandoti, sono solo e lo sai
È un messaggio per te, sto inventandoti
Prima che cambi luna e che sia primavera
Certe volte guardo il mare, questo eterno movimento
Ma due occhi sono pochi per questo immenso
E capisco di esser solo

(B. Antonacci)

LA FAVOLA DELLA PALMA



Una vecchia leggenda del Sahara, tradotta in favola dalla scrittrice tedesca Pet Partish, narra la storia di una palma che riesce a trasformare un evento drammatico in un'opportunità per sé e per gli altri:
"Là dove le onde del mare si incontrano con il deserto vi è un luogo in cui accanto alle tante palme che, per la loro slanciata bellezza, assomigliano a figure di donne, ce n'è una, un po' in disparte, con le sue foglie scure che appena sfiorano gli alberi vicini.
E' una palma davvero singolare! Appare tozza, con un tronco possente e forti foglie a forma di ventaglio che sono protese verso il centro, verso il suo cuore; lì dove di solito i teneri germogli verde chiaro si protendono verso l'alto, c'è un'enorme pietra rossastra, come ce ne sono tantissime sulla spiaggia.
"Ma come era arrivata lì quella pietra?"
Era accaduto tanti anni prima, quando questa poderosa palma era ancora un minuscolo alberello. Allora in quel luogo non c'erano case e non esisteva nessuna fonte d'acqua. C'erano soltanto alcune palme sulla spiaggia che insieme al piccolo germoglio di palma vivevano serenamente, nutrendosi di quello che ricevevano dal terreno sabbioso e grazie alla pioggia che, seppure raramente, cadeva dal cielo.
Ma un giorno arrivò un uomo attraverso il deserto. Aveva vagato per giorni perdendo tutti i suoi beni ed era quasi impazzito per la sete ed il caldo. Sulle sue mani c'erano ferite infiammate per aver inutilmente scavato in cerca d'acqua e tutto in lui esprimeva dolore infinito. Stava così davanti all'acqua, davanti all'enorme, infinita distesa di acqua salata.
L'uomo gettò nell'acqua il suo corpo disidratato, ma la sua bocca dalle labbra spaccate e dalla lingua consunta bruciava di una sete che quell'acqua non poteva placare.
Allora fu preso da una rabbia folle, nei confronti della natura che lo stava uccidendo. Incominciò a guardarsi intorno e scorse vicino alle grosse palme, tra i detriti e la sabbia, il germoglio di palma verde chiaro che stava crescendo così giovane e vigoroso.
Con tutte le forze che ancora possedeva, prese una grossa pietra e la premette proprio nel cuore della chioma del giovane albero che scricchiolò e si ruppe. E fu come se il rumore di quello scricchiolio e di quella spaccatura si amplificasse nell'immensità del deserto e del mare. Poi sopraggiunse un silenzio terribile.
L'uomo crollò vicino alla piccola palma. Dopo due giorni lo trovarono dei cammellieri e si dice che fu salvato.
Nessuno dei cammellieri, invece, si preoccupò del piccolo albero di palma così devastato. Era quasi sepolto sotto il peso della pietra e la sua morte sembrava inevitabile. Le foglie verde chiaro a forma di ventaglio erano spezzate e marcirono rapidamente sotto i caldi raggi del sole. Il suo tenero cuore di palma era schiacciato e la grossa pietra gravava così pesantemente sul delicato tronco che rischiava di romperlo ad ogni alito di vento.
Ma l'uomo non era riuscito a distruggere la piccola palma: l'aveva ferita gravemente ma non uccisa.
Il piccolo albero cercò di scuotere la pietra. Pregò il vento di aiutarlo. Ma non trovò alcun aiuto. La pietra rimase nella chioma, nel suo tenero cuore e non si mosse da lì.
Gli sforzi della piccola palma sembravano inutili; stava, dunque, per abbandonarsi al suo triste destino di morire così giovane quando una voce al suo interno le incominciò a dare fiducia, a spingerla a resistere, ad accettare l'impossibilità di liberarsi della pietra, a concentrare le sue forze sulla ricerca di un'altra soluzione.
Ed allora il giovane albero smise di affannarsi e di sprecare le forze per scuotere la pesante pietra. La tenne al centro della sua chioma e si preoccupò di fissarsi fortemente al suolo.
Infine arrivò il giorno in cui le sue lunghe radici scesero così in profondità che trovarono una fonte d'acqua. E così la sorgente zampillò, rendendo quel posto un luogo di benessere.
La piccola palma, con buoni appoggi nel terreno ed abbondante nutrimento, iniziò a crescere verso l'alto. Mise ampi e forti rami a ventaglio intorno alla pietra, quasi a proteggerla.
Il tronco crebbe sempre più in circonferenza; le altre palme della spiaggia potevano essere anche più alte e graziose, ma l'albero, che la gente presto chiamò "la palma della pietra", era senza dubbio il più forte.
La pietra aveva sfidato la palma e lei ne aveva sopportato l'invadenza ed aveva vinto questa lotta. Aveva liberato una sorgente che da allora placa la sete di tanti e, cosa veramente importante, aveva accettato il peso e lo aveva portato con sé.
Solo esteriormente quella pesante pietra sembra ancora insostenibile, ma non lo è più perché, una volta accettata, è diventata parte dell'albero ed ha perso la sua dimensione negativa."


Questa sera ho voluto condividere con voi questa metafora.... tante volte facciamo sforzi per eliminare le pietre ... ma nel momento in cui impariamo a conviverci forse raggiungiamo la vera serenità... si, facendo della pietra il nostro punto di forza :))

Un bacio ed un sorriso per augurare a tutti una dolcissima serata e un grazie speciale all'Amico che mi ha fatto dono di questa perla di saggezza ^_^

Dedicato a Te...

Se sapessi scrivere parole di luce
sarebbero un raggio di sole
che inebria il pensiero
se sapessi parlarti al Cuore
sarebbe un pensiero
che riscaldi i momenti freddi
se sapessi toccare la tua Anima
sarebbe una carezza che ti sfiora
se sapessi scrivere una canzone
sarebbe melodia per le tue orecchie
Quanti se.... una sola certezza:
Ti regalo un sorriso!

venerdì 6 luglio 2007



Ridi, ridi pure.
Divertiti, sperpera i tuoi soldi,
vai a puttane.
Fatti succhiare il tuo lurido cazzo.
Godi, godi di ogni attimo e
in ogni attimo della tua vita grama.
Non perdere neanche un' occasione.
Continua a guardare avanti.
Non voltarti neanche un secondo
a guardare il passato.
Continua a pensare che gli altri non valgano nulla e
che solo i tuoi interessi meritino di essere soddisfatti.
Lascia che elogino le tue gesta vili e meschine.
Soprattutto vanne fiero.
Sorridi, sorridi pure,
metti bene in mostra il tuo sorriso.
Vediamo però se riuscirai a mantenerlo
quando strapperanno le tue luride viscere e
le butteranno in pasto alle bestie,
bramose di questo genere di pasti.
Quale sarà la tua espressione su quella faccia di cazzo?
Quando le tue carni saranno lacerate
da torture che l'animo umano
non può neanche immaginare.
Quando i tuoi occhi piangeranno sangue e
il tuo sorriso si trasformerà
in una smorfia di dolore e orrore.
Allora ti volterai indietro ma sarà troppo tardi.
Non ci sarà posto per i rimpianti,
ci sarà solo dolore
affinchè tu possa espiare le tue colpe.
Quello sguardo diabolico che si profilò sul tuo viso
quella sera d'estate,
lo rivedrai sul mio volto
mentre guarderò iltuo corpo cadere a pezzi,
straziato e puzzolente.
A quel punto la tua anima sarà finalmente mia e
non avrà pace,
per l'eternità.


Ridi, ridi pure.
Divertiti, sperpera i tuoi soldi,
vai a puttane.
Fatti succhiare il tuo lurido cazzo.
Godi, godi di ogni attimo e
in ogni attimo della tua vita grama.
Non perdere neanche un' occasione.
Continua a guardare avanti.
Non voltarti neanche un secondo
a guardare il passato.
Continua a pensare che gli altri non valgano nulla e
che solo i tuoi interessi meritino di essere soddisfatti.
Lascia che elogino le tue gesta vili e meschine.
Soprattutto vanne fiero.
Sorridi, sorridi pure,
metti bene in mostra il tuo sorriso.
Vediamo però se riuscirai a mantenerlo
quando strapperanno le tue luride viscere e
le butteranno in pasto alle bestie,
bramose di questo genere di pasti.
Quale sarà la tua espressione su quella faccia di cazzo?
Quando le tue carni saranno lacerate
da torture che l'animo umano
non può neanche immaginare.
Quando i tuoi occhi piangeranno sangue e
il tuo sorriso si trasformerà
in una smorfia di dolore e orrore.
Allora ti volterai indietro ma sarà troppo tardi.
Non ci sarà posto per i rimpianti,
ci sarà solo dolore
affinchè tu possa espiare le tue colpe.
Quello sguardo diabolico che si profilò sul tuo viso
quella sera d'estate,
lo rivedrai sul mio volto
mentre guarderò iltuo corpo cadere a pezzi,
straziato e puzzolente.
A quel punto la tua anima sarà finalmente mia e
non avrà pace,
per l'eternità.

giovedì 5 luglio 2007

Emozioni


....Era piena estate, quando a causa di sistemazioni organizzative e gerarchiche, si era deciso di modificare alcune procedure all'interno del Reame.
E fu allora che comparve ai miei occhi per la prima volta...
Capelli riccioli e lucenti come l'oro di cui potevo apprezzarne il profumo ed occhi azzurri come gocce zaffiree.
E' stata una fugace apparizione alla mia vista!

....Le giornate trascorrevano afose ed i miei pensieri, sovente, mi portavano a Lei. Non sapevo ancora il Suo nome, non sapevo nemmeno da dove provenisse, avevo solo desiderio di rivederLa e parlarLe.
Per pura casualità, la Sua mansione coincideva con lavori collaterali all'interno dell'ala del Castello nel quale prestavo, e presto tuttora, servigio.
Appena la rividi, e seppi che per 3 mesi sarebbe stata di istanza lì, fui pervaso da un senso di gioia e nello stesso tempo di terrore, al solo pensiero di doverLa riperdere da lì a qualche settimana.
Morgana, questo era il suo nome!
Il Suo atteggiamento nei miei confronti, era di indifferenza; qualche scambio di vedute sulla gestione Reale, qualche commento sui Cortigiani, e nulla più.
Quando Le rivolgevo verbo, però, i miei occhi non smettevano di fissare i suoi , ed in quegli attimi avevo il terrore che potesse leggere in me il desiderio che provavo per Lei. Temevo che i miei pensieri divenissero trasparenti come le gelide e cristalline acque di sorgente.
Nel frattempo cercavo di escogitare espedienti che mi portassero a collaborare in maniera più continuativa con Morgana e venni a sapere che proveniva da un luogo ai confini di Camelot; un luogo da me frequentato.
Come ho fatto a non incontrarla mai? Come ho fatto a non accorgermi di Lei?


....Che tipo di sensazione mi stava cogliendo? Quale sorta di emozione provavo per Morgana? Tutto mi sembrava così ovattato, tutto mi sembrava irreale al solo suono di un suo verbo....
Eppure c'era un non so ché di misterioso in Lei; qualche cosa non rispecchiava il Suo volere.
Durante una delle solite chiacchierate, l'argomento si spinse verso trattazioni personali, e Morgana mi confidò di essere legata ad un uomo ormai da alcune primavere, e gestore di una rimessa per cavalli. I viandanti si fermavano da Lui per strigliare ed abbeverare le bestie.
Tale relazione era però , ad udir Lei, in fase negativa, tant'è che scherzandoVi ripeteva che il Suo destino sarebbe stato quello di rimaner zitella.
Nel frattempo la vita di Corte proseguiva in modo monotono se non per il fatto che i vari feudi stavano cambiando la loro gestione organizzativa, portando lavori straordinari nella nostra ala.

...I tre mesi di permanenza nell'ala di Corte, stavano ormai terminando, quando una mattina, durante uno dei soliti colloqui, Morgana mi rivelò che tale periodo era stato prolungato a causa di alcune impellenti esigenze .
La felicità ed il piacere che provai nell'udire tali parole mi fecero ripiombare nel terrore che , i miei occhi o le mie espressioni lasciassero trasparire ciò che provavo per Lei.
Morgana era anche gerente di una rinomata bottega ai confini di Camelot; terminato il servigio a Corte, rientrava in bottega ove, a lume di candela, ultimava le manifatture da vendere nelle giornate successive. Si fermava così a lungo che le guardie reali, più di una volta, insospettite dalla flebile luce proveniente dalle fessure dell'esercizio, irrompevano nella bottega per avere conferma che tutto fosse normale.

La mia vita in quel periodo, era un altalenante insieme di stati d'animo; forse la situazione all'interno della mia dimora ne era una delle principali cause.
Avevo perso il piacere del fumo, e per compensare questo, iniziai a consumare dolcetti difficili da reperire, ma che rimembravano in me l'ormai "remota stagione" dell'infanzia.
Ne consumavo grossi quantitativi ed avevo preso l'abitudine di portarli anche a Corte.
Per evitare di "ingurgitarne" in modo esagerato, avevo deciso di farli custodire a Morgana, ma ad ogni rintocco di campana, mi recavo da Lei , un po' per degustare tali leccornie, un po' per vederla e disquisire con Lei.

L'inverno stava ormai bussando alle porte di Camelot ; nelle ore mattutine, la campagna dei dintorni era avvolta da foschie che diradavano durante il meriggio.
Le ore di luce divenivano sempre meno lasciando così il posto al buio .
Il tragitto che dovevo percorrere per giungere a Corte, dalla mia dimora, non era molto lungo anche se il tempo occorso per percorrerlo mi obbligava a destarmi relativamente presto.
Sapevo che Morgana percorreva parte del mio stesso cammino, ed alcune volte speravo di incontrarla sulla via che recava a Corte.
Essendo venuto a conoscenza della data della Sua natività, pensai di preparare un manoscritto ricco di icone e miniature, ove porgerLe i miei auguri .
Visto che tale data coincideva con un giorno in cui a Corte non erano richieste le nostre presenze, composi il manoscritto e decisi di recapitarglielo con due giornate di anticipo.
Ricordo ancora la mattina in cui lo lesse !
Feci la stessa cosa anche per le festività Natalizie e visto che Morgana dovette assentarsi dal Reame a causa di esigenze personali, incaricai un messaggero Reale per recapitarLe direttamente in Bottega, il mio manoscritto.

Rientrando in servizio, rividi Morgana e fu allora che trovai il coraggio di chiederLe se ultimato il servizio a Corte, sarebbe stata lieta di trascorrere qualche minuto in mia compagnia a degustare qualsiasi sorta di bevanda a Lei gradita.
La Sua risposta inizialmente fu molto evasiva, tant'è che lo intesi quasi come un rifiuto.

All'imbrunire dello stesso giorno, mentre ero in cammino verso la mia dimora, un messaggero mi si parò dinnanzi e mi comunicò che giungeva per volere di Morgana, ad annunciarmi l'accettazione dell'invito fattoLe in mattinata .

Ci incontrammo al di fuori delle mura Reali; decidemmo di recarci di gran fretta in una locanda abbastanza distante dal castello e non frequentata da Messeri e Madonne di Corte.
L'oste ci portò alcuni "intrugli" preparati in malo modo, ma per me non aveva alcuna importanza; ciò che in quel momento contava era la Sua presenza.

La candela posta sul tavolaccio in legno, stava divenendo sempre più minuta, al ché datosi l'ora ormai tarda, decidemmo di riprendere la strada verso le dimore.
Morgana in quel periodo veniva a corte in sella ad un ronzino, e dato l'ormai calare della notte, decise di accompagnarmi fin davanti alla mia dimora.
Non ci congedammo subito, ma iniziammo a colloquiare sulle Nostre vite private e portando l'argomentazione su ciò che ci stava accadendo, i Nostri sguardi si fissarono l'uno nell'altro.
Il silenzio era solo apparente, perché quegli sguardi dicevano ciò che le labbra avrebbero voluto pronunziare.
Al momento dell'addio un forte abbraccio ci strinse e le emozioni provate in quegli istanti mi accompagnarono per tutta la notte in corso, ignaro che le stesse ma di più forte intensità le avrei percepite nei giorni a venire.
Quanto avrei voluto stringerla, quanto avrei voluto baciarla!

Il mattino seguente, a Corte, i nostri sguardi si incrociarono per parecchi istanti come a sottintendere una certa complicità. L'andamento della mia attività nel reame, era condizionato da Lei.
Il pomeriggio di quello stesso dì, mentre stavamo rientrando dal servizio a Corte, Morgana si offrì di arrecarmi presso la mia dimora ed io felicissimo accettai senza esitazione alcuna.
Non percorremmo il solito sentiero, ma vagammo per qualche miglia alla ricerca di un luogo ove poter confrontare le sensazioni provate.
Giungemmo pertanto in un vicolo dove, assicurato il ronzino ad una balaustra, iniziammo a confidarci le Nostre paure ed i Nostri desideri su quanto stava avvenendo.
Quello che per tante notti avevo sognato, stava realizzandosi, racchiuso in un bacio del quale tuttora sento nostalgia.

Nei successivi giorni, i nostri incontri furono furtivi e segreti al personale di corte.
I pochi istanti vissuti insieme scatenavano sensazioni ed emozioni di tale intensità forse mai provata.
Tale personale idillio, era destinato purtroppo a terminare in breve tempo.
Morgana soffriva della situazione venutasi a creare, rifiutando altri incontri nei giorni a seguire.
Probabilmente le 3 settimane in cui prestai servizio al di fuori di Camelot, furono utili a Morgana per cercare di ricostruire la propria relazione.

Una sera, Morgana in compagnia di alcune Dame, si recò presso un rinomato locale di Camelot; quel giorno stavo vagando insieme ad alcuni Messeri dei quali avev fatta Loro conoscenza sotto le armi. Decisi quindi di raggiungere Morgana in sella al mio fidato quadrupede lasciando i miei compagni d'armi, con l'accordo di raggiungermi successivamente.
Entrai nel locale ed i miei occhi, nonostante la calca umana, non faticarono ad individuarla. Era ad un quarantina di passi da me.
Mentre percorrevo la distanza che mi separava da Lei, rividi tutto ciò che era avvenuto nei giorni antecedenti ed il mio cuore fu pervaso da un senso di angoscia, quando la mia mente realizzò che Morgana se in un tempo ed in un modo mi fosse mai appartenuta, ora non era più tale!
Raggiunsi le Dame e dopo le dovute presentazioni, ricevetti un'ambasciata nella quale mi venne comunicato che i miei goliardici compagni, avevano ritenuto opportuno recarsi presso una "bettola" per trangugiare alcool in modo da sbronzarsi vergognosamente.
Ciò non mi fece piacere, anche perché avevo già annunciato l'arrivo dei miei compari.
Morgana e le Dame avevano deciso di cenare in un locale esotico, e con sfacciata impertinenza mi unii indegnamente a loro, pur di poter vivere ancora qualche istante in compagnia di Morgana.
Il posto era nei pressi della mia dimora ed era uno di quei luoghi ove venivano servite pietanze esotiche provenienti da civiltà e popolazioni sconosciute ai Nostri confini.
Le Dame discorrevano tra Loro, io udivo ciò che dicevano , ma non afferrai un solo senso del disquisire, in quanto la mia mente, si era estraniata da tutto l'ambiente, creando una nicchia riservata all'unico pensiero che per me aveva valore: Morgana.
Ogni tanto, qualche fragorosa risata dei commensali, mi destava da questo torpore e mi rendeva sempre più cosciente che l'errore più grosso commesso quella sera, fu di partecipare a tale banchetto.
Più volte ebbi l'impulso di alzarmi e fuggire dai miei compagni, ma le buone maniere ed il rispetto verso le Dame, frenarono tale irruenza.
Rimasi per tutta la sera ascoltatore silente, ansioso di evadere da tale luogo. Finalmente venne il momento di congedarci e risalito in sella al mio quadrupede, vagai per le arterie circondariali di Camelot spronando l'animale a correre sempre più veloce, come a volermi lasciare alle spalle il più rapidamente possibile, quella sensazione di "fuori luogo" provata per tutta la sera e quel senso di sconfitta sentimentale.
Pensai che Morgana doveva rimanere solo un emozionante, passionale e crudele ricordo.
.Con grosse difficoltà decisi di risistemare la mia vita sentimentale riavvicinandomi, non so ancora in che modo e con quale cognizione alla donna con la quale avevo trascorso diverse primavere. La mia mente però era occupata da un unico pensiero: Morgana.

Vederla ogni giorno rendeva il tutto di una difficoltà estrema, ma cercavo di accettare "la sentenza", in modo che il "tutto tornasse come prima".
In fondo però, non volevo questo. Mi mancavano i Suoi abbracci, i Suoi sguardi, i Suoi sorrisi, i Suoi baci; era questo ciò che volevo, ed era questo ciò di cui avevo bisogno.
Avevo bisogno di emozioni avevo bisogno di Morgana.
Per qualche mese nascosi a me stesso i miei desideri ed i miei sogni...

Ogni giorno a Corte, potevo vederla, ed ammirare la sua solarità.
Cercavo di occultare anche a Lei i miei stati d'animo, un po' per orgoglio, un po' per timore ; ero infatti stato da Lei stessa tacciato di " Appiccicoso Mielismo".
Tutto ciò che la mia bocca aveva pronunciato e tutto ciò che avevo commesso, l'avevo fatto per il semplice motivo secondo cui, il cuore mi aveva suggerito di farlo...quanto avrei voluto essere differente!!! Riflettendoci però capii che se mi fossi comportato in altra maniera, mi sarei sentito incatenato ad modo di essere estraneo, pieno di rimorsi per non aver espresso o fatto ciò che desideravo esprimere o fare.

Non so ne il motivo, ne voglio venirne a conoscenza, io e Morgana ci riavvicinammo..
Dapprima intensi abbracci a Corte, segreti e furtivi, successivamente incontri al di fuori delle mura reali caratterizzavano i Nostri attimi di compagnia.

La mancanza di Morgana, nei giorni di riposo, si faceva feroce e dilaniante.
Rientrare in servizio, era per me gioia, ma nello stesso tempo terrore.
Terrore di dover rivivere la stessa precedente esperienza, solo per un Suo capriccio.
Mio malgrado tale terrore iniziò a materializzarsi in realtà giorno per giorno.
Tutti e due nonostante non ne parlassimo apertamente, stavamo intrecciando due "storie" parallele.
Sempre più spesso Morgana mi confidava i problemi scaturiti dall'altra relazione; da parte mia, non pronunziai in assoluto nessun giudizio, o ebbi mai la presunzione di donarLe un consiglio.
La mia volontà era quella di mantenere personali i problemi, e di non mescere le due cose, soprattutto nel rispetto di Morgana.
Da parte Sua, non sentivo più il calore che mi donava negli abbracci, e non vedevo più nelle sue gocce zaffiree lo sguardo a me tanto caro.

Mi balenò nella mente un pensiero dubbioso: per quale recondito motivo sarei tornato a soffrire per una "presuntuosa donzella viziata", che stancandosi del gioco appena donatoLe, ne richiedeva uno nuovo perché l'altro si era reso vetusto?
Perché allora, tornò a turbare le mie notti? Perché accettò di nuovo che io la baciassi e la sentissi ancora vicino?
Stavo cercando di ricostruire dalle macerie appena create!
- Perché Siete tornata?!?!?
La risposta a tale quesito la trovai nelle emozioni provate.

Ma purtroppo, sono certo che appena Lei me ne offrirà modo, io ricadrò nella Sua trappola, come preda inerme , inghiottito da un' irresistibile e crudele gioco in cui l'unica vincitrice sarà Morgana.

..Il resto è storia attuale, è il presente, e voglio viverlo con tutto ciò che mi sta offrendo, così come si presenta, senza illusione alcuna nei Suoi riguardi. Voglio solo viverlo così come fosse un sogno, sapendolo irreale, e rendendomi coscienzioso che una volta desto il tutto rimarrà un labile ricordo, sapendo che nelle notti a venire il sogno potrebbe ripetersi regalandomi di nuovo "forti Emozioni..."

..ma tutto ciò è un sogno?????
..E soprattutto, tale sogno tornerà a bussare nelle mie notti?

Il presente
.il sogno non si reiterò.
A corte era difficile poter svolgere il mio servigio, avendola d'innanzi per tutte le ore di luce..
Una sera, nel fare ritorno alla mia dimora, mi capitò di udire un gruppo di menestrelli provenienti a loro dire da luoghi e tempi futuri. Tesi l'orecchio ed ascoltai la melodia da loro proposta e che a mio avviso rispecchiava ciò che provavo in quegli attimi, e che tutt'ora sento.
E' un gergo di basso volgo, ma verosimilmente, se proferivano verità sulla Loro provenienza, il linguaggio nel tempo subirà delle mutazioni.


"..Voglio darTi un messaggio d'amore di poche parole,
il segreto nascosto in un cuore, un cuore che sa,
ho capito che forse l'errore non sei stata Tu,
e con tutta la forza che ho dentro Ti voglio di più!
Ho ascoltato il rumore e il silenzio parlare nel tempo,
ho sognato il tuo viso e i Tuoi occhi sorridermi un po'.
Quanta nostalgia..Tu.

Mai, non Ti ho avuto mai..
in fondo mai Dolce Amore mio ..sensibile.credimi
Mai non Ti ho avuto mai..
che male fa non sentirTi più
Sia quel che sia questo è un messaggio d'amore ..per te.

Se ho posato le mani su sguardi bruciati dal mare
e ho scalato le dune del cuore più alte di me,
se ho vissuto le notti sprecando la mia fantasia
è perché ero solo confuso smarrito, io

Mai.non ti ho avuto mai.
in fondo mai dolce amore mio ..sensibile .
credimi mai non ti ho avuto mai..
Anima mia sai che ci sarò
Porta con Te questo messaggio d'amore.
Mai.non ti ho avuto mai.
Mai proprio mai, non Ti ho avuto mai
in fondo mai dolce amore mio
Lascia che sia solo un messaggio d'amore
Un messaggio d'amore
Dovunque andrai...Sempre
Dovunque andrai"

...quella struggente melodia, mi accompagnò per diversi giorni....Avrei voluto che Morgana udisse tali strofe, avrei desiderato che Morgana capisse ciò che effettivamente il mio spirito stava vivendo.
La Sua permanenza a Corte, nel frattempo, fu confermata per altre lune. I nostri incontri andavano via via scemando...durante i giorni, parecchie furono le volte che per volontà o per impegno, non si riusciva nemmeno ad imbatterci. Solo al termine del servigio giornaliero, ambasciavamo l'un l'altro i saluti per il proseguo della serata.
Furono meste giornate, oberate dalla nostalgia che ricolmava la mia anima. Nostalgia per quegli incontri, nostalgia per quegli attimi vissuti e che mai avrei desiderato avessero fine!
Quanti pensieri balenarono nella mia mente, quale dolce tormento era per me Morgana?
Un giorno, insieme ad altri cortigiani, durante la pausa del meriggio, ci recammo in una locanda a pochi passi dalla Corte. Morgana si sedette al mio fianco. Alcune volte, durante il banchetto, le nostre mani si sfiorarono involontariamente, e solo la mia mente osa sapere quale emozione provocò in me sì dolce contatto....
...Durante tutto il banchetto, non ebbi mai il coraggio di guardarLa negli occhi; avevo timore che Lei distogliesse le Sue zaffiree gocce dal mio sguardo.

In quei giorni, dopo il servigio a corte, mi arrecavo di frequente presso una locanda, dove gozzovigliando intrugli colmi di alcool, la malinconica nostalgia catturava il mio animo, incatenandolo a quei ricordi e quelle sensazioni, di cui ero divenuto servo. Soave era smarrirmi in sì dolce oblio, anche se il cuore raso di dolore faceva sgorgare dai miei occhi strazianti lacrime.
.Molto spesso, a sera tarda, in sella al mio fidato destriero, sfrecciavo per gli spazi periferici di Camelot; tale "rito" ero solito compierlo , come tutt'oggi, nei momenti in cui il mio corpo richiedeva distensione e la mia mente domandava riflessioni.
Tali riflessioni erano rase di propositi dettati però più dall'intelletto che non dal cuore. Quante volte la mia mente ha cercato il sopravvento sul mio cuore!
. La relazione con la dama conosciuta 11 primavere or sono, proseguiva nel tentativo non troppo convinto, di ricostruire ciò che irrimediabilmente si era deteriorato. Nei momenti in cui i suoi abbracci ed i suoi baci ricoprivano il mio corpo, la mia mente edificava, utopicamente, un sogno secondo cui quelle labbra e quelle braccia si tramutassero in Morgana.

.Nei giorni a seguire, le uniche occasioni per poter rimanere in Sua compagnia, si limitarono alle pause durante il servigio a Corte.
Durante tali pause, i miei occhi ricercavano esclusivamente un Suo sguardo, e le mie labbra non proferivano alcun verbo, come se tutte le parole si tramutassero in un unico e più volte sognato desio: poter riavere i Suoi abbracci e poter ricevere di nuovo i Suoi magici baci, smarriti purtroppo definitivamente durante un uggioso meriggio a Corte.
Morgana era divenuta ormai per me una chimera; un utopico pensiero , malinconicamente soave, che accompagnava nei miei gesti, il trascorrere del tempo. Eppure ogni qual volta il mio sguardo incrociava il Suo, il cuore ormai martoriato, rinvigoriva di un sentimento che solo la mia anima sa quanto intenso e profondo potesse essere;
Non erano trascorse nemmeno 2 estati dalla prima volta che la vidi, eppure qualche cosa di importante era nato nei confronti di Morgana.
I tentativi , effettuati dalla mia mente, per cercare di accantonare tale desio, erano però resi vani ogni istante in cui qualche immagine, qualche nome, mi riportavano a Lei. Il cuore aveva il sopravvento sulla mente, ed era ciò che desideravo accadesse.
..Luoghi nei quali ero transitato senza soffermarmi, avevano ora un aspetto totalmente diverso, ed assunto un significato speciale: erano i luoghi in cui avevo trascorso incantevoli e magici istanti in compagnia di Morgana. Ripercorrendoli volontariamente, o meno, il mio cuore faceva modo che i miei occhi rimirassero, fino a quasi renderla palpabile, la magia di quegli attimi..

..A Corte ormai non avevo più interesse alcuno; i miei occhi volevano vedere solo Lei, le mie orecchie desideravano udire solo la Sua voce.
La mia mente balenò l'idea che, in qualche modo, l'unica soluzione a tale dilemma, concernesse nel cambiare servigio. Forse desideravo andarmene da quel Reame, forse la lontananza avrebbe lenito le ferite del mio cuore, dalle quali non sgorgava sangue, ma bensì lacrime; il cuore stesso però non voleva perderLa!!!!!! Morgana era ciò che di più bello e passionale mi era mai accaduto!!!
Durante quelle notti, e soprattutto durante quelle attuali, l'ultimo pensiero prima di sprofondare nelle spire di Morfeo, è a Lei rivolto.
Quante volte ho domandato a me stesso se in quel preciso istante, Morgana avesse avuto la stessa riflessione...quesito del quale non ebbi mai responso.

..Per ragioni di esigenze organizzative, fui inviato a prestare servigio ancora una volta, per alcuni giorni, lontano da Corte.
Sul cammino che mi dirigeva presso il luogo di destinazione, il mio sguardo cadde su un oggetto esposto in una bottega. Era una manifattura che riproduceva fedelmente il ronzino posseduto da Morgana.
Entrai nella bottega e senza esitazione alcuna acquistai tale riproduzione.
Volevo donarla a Morgana. Sarebbe stato un omaggio alquanto insolito per una Donzella, ma il mio cuore provò un immenso piacere nel compiere tale gesto. Non vi erano moventi , ne motivazioni; lo feci e basta.
...
Passati i giorni di trasferta, rientrai a Corte . Solitamente prima di entrare tra le mura reali e prendere servigio, mi fermavo presso un'osteria per rifocillarmi.
Quel giorno entrando nel locale, notai la Sua presenza: Morgana era lì!
Non si accorse del mio arrivo. Era bellissima; quel giorno i Suoi fluenti e ricci capelli mi apparvero ancora più lucenti, il Suo volto, i Suoi occhi, le Sue labbra...

..Mi affiancai a Lei, e con gioia le porsi il mio saluto.
Ci avviammo verso la Corte, disquisendo delle giornate precedenti e dell'andamento del servigio. Per tutto il giorno, non ebbi più modo di rivederLa.
Al calar delle tenebre, mentre mi accingevo a fare ritorno verso la mia dimora, nascosi la riproduzione acquistata precedentemente in una nicchia di un corridoio del castello.
Uscii da corte e sul cammino di ritorno, ambasciai a Morgana di recarsi verso tale nicchia ove avrebbe potuto trovare qualche cosa..

...Il giorno successivo, durante una delle solite pause, lontano dagli sguardi dei cortigiani, Morgana mi prese la mano e accarezzandomela, ricreò nel mio spirito quelle emozioni che tanto volevo provare. I nostri sguardi si fissarono, avrei voluto appoggiare le mie labbra sulle sue, avrei voluto stringerla come da qualche tempo non accadeva.
Ma capivo che ciò non era condiviso da Lei.
Volevo andarmene; a Corte non resistevo più! Dovevo trovare un altro servigio!
Nel frattempo Morgana stava divenendo sempre più brava, e stava guadagnandosi la stima di tutti, anche delle autorità reali. Fu anche per questo che le donai la sopraccitata riproduzione; in un luogo ove regnava e regna tutt'ora l'invidia ed il menefreghismo, mi era parso gesto di stima e di congratulazioni, ricordarmi la data del suo rinnovo di servigio.
... Altre volte i nostri sguardi si incrociarono, ed in quegli attimi il mio cuore e le mie labbra avrebbero voluto urlare il Suo nome, avrebbero voluto gridare il mio amore...

...Dai Suoi atteggiamenti, intuii che tutto si era compiuto. .Le Sue ambasciate non avevano più Me come destinatario; il soggetto dei Suoi pensieri non ero più io, se mai lo fossi stato..

..È verità, ho fatto ritorno; la mia cappa è intrisa di polvere appartenuta a luoghi non miei e la mia armatura si è resa opaca dal tanto vagare.
Soave e lieto è il ripercorrere di tale sentiero; dolce quasi come varcare l'uscio della dimora. Codesti luoghi sono divenuti ormai per me effigie di protezione e sicurezza.
Il mio desio è quello di piangere, ma non posseggo più lacrime; crucciarmi in tale oblio ha martoriato il mio cuore che reclama gioia. Anche ridere è divenuta azione sconosciuta. Da quante lune il sorriso non rallegra il mio volto? La memoria ne ha perso traccia.
Morgana.. quanto amore è racchiuso in tale nome! Un suo sguardo, un Suo verbo ha per me parvenza idilliaca ed illusoria! La mia anima reclama la Sua presenza, il mio spirito ha fame della Sua vicinanza, le mie labbra hanno sete della Sua bocca!
-...Non può riaccadere! Il mio cuore non sarebbe in grado di sostenere altro dolore!-
Tali erano i propositi di mia ambizione!
Eppure è già avvenuto!
Andai a rifocillarmi durante la pausa del meriggio; la taverna era a pochi passi dalle mura Reali, quando la vidi entrare. Era in compagnia di un'altra Dama di Corte.
Presero posto alla mia mensa. Si accomodarono ed iniziarono a disquisire sui vari progetti inerenti al servigio. Personalmente cercai di estraniarmi dagli argomenti del contendere, cercando di tenere a bada il mio povero cuore che sobbalzava al solo suono di un Suo verbo.
...Facemmo ritorno a Corte, e nel mentre ognuno si ritirava nelle proprie stanze, un'idilliaca voce giunse alle mie orecchie:
-Lancillotto!! Vi prego. attendete!
Era Lei, era Morgana.
Entrammo nella stanza dove prestavo servigio, e lì iniziammo a discorrere di futili argomenti; un certo imbarazzo era presente, quasi palpabile!
Ad un cero punto, il mio sguardo si fissò nelle Sue zaffiree gocce e le mie orecchie non udirono più nulla nonostante Morgana continuasse a disquisire.
Se ne accorse e le Sue parole destaromi da tale torpore:
-Messere, Ve ne prego! Non guardatemi così!
Non pronunziai verbo alcuno, non ne ebbi tempo e modo! Morgana mi stava cingendo in un caldo abbraccio. Potevo inebriarmi nuovamente con il profumo dei Suoi lucenti riccioli, potevo deliziarmi ancora, al contatto con la Sua vellutata pelle, potevo di nuovo accarezzare le Sue morbide labbra! Era una reale chimera!
Morgana mi poggiò una candida mano sul petto, quasi a voler conferma che il fragoroso palpitare, giungesse proprio dal mio cuore, e con un dolce sorriso prese a cingermi nuovamente!
Quali attimi di oblio, quali momenti di fatata magia avvolsero il mio spirito! Solo l'Altissimo è in grado di sapere si tale gioia provai!..
...Trascorsero quattro albe da quell'ultimo incontro..
La mia mente era precipitata ancora una volta nell'oblio. Non capacitavo ad intendere quali fossero le vere intenzioni di Morgana. Ero restio a spazzare tutto ciò che avevo ricostruito, ma nello stesso tempo desiavo di Sue attenzioni.
Fabbisognavo dei Suoi baci, delle Sue carezze come l'esile ramoscello fabbisogna della calda luce solare per crescere e divenire forte tronco.
Aveo però timore; timore di soffrire più di quanto non stessi soffrendo ora.
Morgana quel giorno varcò la soglia delle mura reali avvolta da un preziosissimo abito confezionato con pregiate stoffe setate. L'azzurro dei suoi occhi rifletteva di pari tonalità il colore di tale abito; la Sua fluente chioma era raccolta dietro la nuca e lasciava intravedere il candore della Sua pelle. Tale beltà non riscontrò paragone alcuno con tutte le magnificenze che i miei occhi ebbero privilegio di vedere!
Qual è il motivo di si tanto amore? Esiste un movente che spalanca il cuore ad un uomo e lo rende cieco alla vista della realtà?.
...Le notti si susseguirono insonni e malinconiche ed in cotali tenebre, le personali ambizioni dettate dalla mente fecero pervenire un verdetto che il mio cuore tuttora stenta a concedere.
Occorrevo liberarmi dalle spire di Morgana. Non dovevo più concederLe udienza alcuna, non dovevo più permetterLe di varcare a Suo piacimento la soglia della mia anima. L'indifferenza nei Suoi confronti dovea divenire vela da dispiegare.
Troppo aveo sofferto e troppo accoramento turbava il mio spirito.
Diedi principio a celare tutte le mie emozioni ed i miei sentimenti.
Quale sacrifizio implicava tale sentenza! Quale gravoso ed improbo sentiero il mio intelletto deliberò di perlustrare!
Amare Morgana, ma nello stesso tempo avere per Ella atteggiamento di indifferenza dilaniava il mio cuore come più di una fiera che, accecata dalla fame, si avventa sulla sorpresa preda e ne rende brandelli.
Durante i servigi a Corte, nascondevo a me stesso ed a Morgana, il mio stato d'animo, ero talmente celato in cotale alone di indifferenza che giunsi più di una volta sul punto di convincermene.
Ma la notte..... la notte..... l'amore per Morgana colpiva la "corazza" che tanto faticosamente erigevo nelle ore di luce, e fragorosamente dopo averla abbattuta, inondava la mia anima di malinconico avvilimento.
.......Proseguii nel percorrere "il sentiero" che la mia ragione aveva scelto.
Difficile ed impervia era cotale strada, ma necessaria al fine di tornare a vivere con dignità e decoro.
A Corte evitavo di frequentare luoghi nei quali avrei potuto imbattermi in Morgana. Non più ambasciate mattutine di "Benarrivata", non più ambasciate serali di saluti. Non riuscivo ad intendere quali fossero i Suoi sentimenti, ma intuivo che la Sua "pericolosità" era pari al canto delle sirene per Ulisse! Dovevo manterne distanza, e nell'eventualità di un udienza, fabbisognavo di tutta la mia forza per non cedere, e non perdermi nelle Sue zaffiree gocce! Qual'è il prezzo da pagare per aver amato?
Nel dì appena trascorso, Morgana bussò alla porta della stanza dove prestavo servigio. Entrò e mi domandò lumi su alcune procedure. Intuii che siffatta domanda era un pretesto per riferirmi che nel successivo giorno, non sarebbe giunta a Corte per via di alcune esigenze private.
Il tono della sua voce era pacato e dolce, udii le Sue parole come soave melodia, che però il mio intelletto trasformò immediatamente in fastidiosi suoni. Risposi garbatamente alla Sua richiesta e fortunatamente si congedò da me con l'augurio di una felice serata. Fui contento di essere riuscito a non ripiombare nel Suo ammalio, ma il cuore mi duoleva, la mia anima implorava la resa ed il mio spirito reclamava il Suo amore!
In tutte queste stagioni, molte furono le cose da Lei riferitemi e che mi fecero male. Molte furono le occasioni nelle quali riusciva a rovinare e distruggere la magia costruita dalle emozioni.
Dovevo continuare sul sentiero dell'intelletto, troppo avevo sofferto, troppo stavo soffrendo.
La vela dell'indifferenza era stata dispiegata ed ora dovevo attendere soltanto la brezza che la riempisse e mi portasse il più lontano possibile da LEI!!!!!

..Perché l'individuo che tenta di dimenticare, è costretto al ricordo anche se la sua volontà è avversa?
Perché ogni sforzo compiuto è reso vano da mediocri situazioni che condizionano il cammino intrapreso?!?!?
Mi capita in tal senso, di dover prender parte ad un banchetto nella giornata di domani, in cui sarà presente anche Morgana.
Sarà un banchetto atto a disquisire su situazioni inerenti al servigio. La mia volontà sarebbe stata quella di declinare cotale invito; purtroppo saranno presenti anche le autorità Reali, ed in tal modo a mio malgrado ho dovuto accettare.
Il mio pensiero è già a domani; il mio cuore gioisce per tale avvenimento, ma la mia mente redarguisce siffatto sentimento, tramutandolo quasi in rancore.
Tale è la ferita prodotta nella mia anima; giammai dismetterò nuovamente la mia armatura per Morgana; giammai permetterò ad Essa di sfiorarla ancora, giammai permetterò che le Sue zaffiree Gocce vi posino per l'ennesima volta, lo sguardo.
...Durante l'ora che volgeva a mezzodì, in cinque, ci incamminammo verso la taverna.
Durante tutto il tragitto, rimasi appartato dal gruppo, assopito nei miei pensieri ed angustiato per la situazione venutasi a creare.
Morgana mi camminava d'innanzi disquisendo con l'altra Dama. I Suoi capelli brillavano alla luce solare, ed il suono delle Sue parole giungeva al mio udito come una melodia a me nostalgica.
Giungemmo alla taverna, ed essendo l'ultimo a varcarne la soglia, fui obbligato a prendere posto sull'unico scranno rimasto vuoto: quello vicino a Morgana.
Iniziammo a desinare le pietanze offerteci, e la conversazione iniziò a vivacizzarsi nel momento in cui, un commensale indirizzò l'argomento verso una passione che ci accomunava: la velocità!
Per tutta la durata del banchetto, esaurito il disquisire sull'andamento del servigio, io e il commensale comunicavamo ininterrottamente, rendendo quasi estranei alla discussione gli altri commensali; in fondo era quello che desideravo, e che mai avrei sperato prima di accomodarmi accanto a Morgana. Alcune volte intesi il Suo volere di entrare nella discussione, ma ignorando i Suoi interventi, riportavo il discorso tra me ed il commensale. Altre volte sentii il peso delle Sue zaffiree gocce posarsi sulla mia lustra armatura, senza però ricevere attenzione da parte dei miei occhi.
Ero accanto a Lei , ma è come se mi fossi accomodato vicino ad un'estranea.
Sa solo Dio quanto mi costo sì ignobile comportamento, ma il sentiero era ancora lungo, ed io ne ero solo all'inizio..
....Ero appena all'inizio del sentiero! Non volevo guardarmi indietro, non desideravo più rimembrare.
Inaspettata giunse una di Lei ambasciata: "..Venite a desinare meco, quest'oggi ?"
Il cuore tuonò ripetutamente, ed il mio spirito ricevette gran sollievo, anche se la mia mente continuava a rivivere tutto il dolore subito......
Non diedi risposta immediata; lasciai trascorrere alcuni giri di clessidra....
Belligeranti fra loro, il mio cuore ed il mio intelletto, scaraventarono la mia volontà in un limbo, allorché, facendo prevalere ciò che provavo intensamente per Lei, decisi di accettare.
Desinammo durante la pausa del mezzodì, disquisendo di argomentazioni più o meno futili. Al termine, durante il cammino che riconduceva a Corte, mi riferì di essere stata felice di aver nuovamente pranzato in mia compagnia. Lo sguardo delle Sue gocce zaffiree ed il tono del Suo verbo, alimentarono ulteriormente l'incendio del mio cuore.
...Ma non poteva tornare! Non l'avrei più permesso!
Quanto è difficile.........
....Mi mancate ! Mi mancate!
Il mio cuore reclama insistentemente il Vostro Amore!
Morgana!!! Non avrei mai creduto di poter precipitare in un baratro senza fine! Ho bisogno di Voi! Ma ho timore!! Ho paura che se mai doveste darmene possibilità, ricadrei tra le Vostre tanto sospirate braccia ed accarezzando il Vostro angelico viso il mio animo ritroverebbe finalmente la pace...




...sono ormai trascorse diverse albe da quando la mia mano ha redatto l'ultima epistola di cotale umile manoscritto. All'apparire molte cose sembrerebbero mutate, ma di una sono certo, il tempo non ne ha scalfito l'intensità: il mio amore per Lei, per Morgana.
La diatriba tra ragione e sentimento ha svilito la mia volontà, ha scaraventato il mio animo in un buio baratro nel quale non intravedo risalite. Neanche il seppur breve periodo vacanziero trascorso con la Dama che mi è compagna da 11 primavere, ha lenito, come speravo, le ferite del mio martoriato cuore. E' bastato rivederla, è bastato riporre il mio sguardo nelle Sue zaffiree gocce per rinvigorire ciò che di Lei provo!!
Ma oramai tutto è inutile, Morgana ha deciso: non sono io il Cavaliere che deve camminare al Suo fianco. La sentenza è stata emessa. Il giudizio è stato espresso, e per me non rimarranno altro che lacrime e rimpianti.
Nulla e nessuno potranno però privarmi dei meravigliosi ricordi a Lei legati, delle incredibili emozioni per Lei provate, dell'amore a Lei donato. E mai smetterò di rendere grazie all'Altissimo per avermi fatto dono del privilegio di poter seppur brevemente essere stato il Cavaliere di Morgana.
Tra due albe intraprenderò un lungo viaggio che mi arrecherà nelle tiepide acque caraibiche.
Auspico che il mio martoriato cuore ed il mio spirito possano finalmente trovare pace e sollievo, aiutando la mia ragione a dimenticare seppur temporaneamente tutto ciò che la quotidianità di triste concerne.
Di difficile realizzo è il non rimembrare l'amata Morgana., ma farò appello a tutta la mia forza per raggiungere cotale umile obiettivo.
So che soprattutto alla visione dei carminii tramonti e davanti alle dorate albe, il mio cuore volerà da Lei, portandole forse un minuscolo raggio di sole da me catturato.

L'Albero degli amici


L'Albero degli amici



Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino. Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro. Tutti li chiamiamo amici e ce sono di molti tipi. Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici. Il primo che nasce è il nostro amico Papà e la nostra amica Mamma, che ci mostrano cosa è la vita. Dopo vengono gli amici Fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio affinché possano fiorire come noi. Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene. Ma il destino ci presenta altri amici i quali non sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino. Molti di loro li chiamiamo amici dell'anima, del cuore. Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene, sanno cosa ci fa felici. E alle volte uno di questi amici dell'anima si installa nel nostro cuore e allora lo chiamiamo innamorato. Egli da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi. Ma ci sono anche quegli amici di passaggio, talvolta una vacanza o un giorno o un'ora. Essi collocano un sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro. Non possiamo dimenticare gli amici distanti, quelli che stanno nelle punte dei rami e che quando il vento soffia appaiono sempre tra una foglia e l'altra. Il tempo passa, l'estate se ne va, l'autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono l'estate dopo, e altre permangono per molte stagioni. Ma quello che ci lascia felici è che le foglie che sono cadute, continuano a vivere con noi, alimentando le nostre radici con allegria. Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando incrociarono il nostro cammino. Ti auguro, foglia del mio albero, pace amore fortuna e prosperità. Oggi e sempre... semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi. Ci saranno quelli che prendono molto, ma non ci sarà chi non lascia niente. Questa è la maggior responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

Abbi cura di te...


Abbi cura di te...

Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante.

Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.

Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere.

Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.

Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.

E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.

Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.

Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.

(Susanna TAMARO)

mercoledì 4 luglio 2007

Sarò un angelo


"Sarò un angelo dalle piccole ali
e volerò leggero
fino alle profondità del tuo cuore.
Mi spingerò ancora più giù
giù ...fino a toccare il tuo amore.
Dormirò !
Sognerò,
cullato dai battiti del tuo cuore buono
e morirò
solo quando smetterai di amarmi.
Sarà il sopirsi dei battiti
Che mi toglierà il respiro.
Solo allora volerò in alto
volerò via con le mie piccole ali."

Lentamente


Lentamente

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia
colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai
sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro chi
non rischia la certezza per l'incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa giorni a lamentarsi della
propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
Pablo Neruda

Con serenità...


Le gioie della vita
stanno nelle piccole cose
che illuminano i nostri giorni
non c'è gioia se non si è provato il dolore
non c'è felicità se non si è provata la malinconia
non c'è sorriso se non è mai scesa una lascima
e non c'è il rialzarsi senza essere mai caduti...
Ogni momento è vita
ogni momento è gioia
ogni momento è serenità
se abbiamo il cuore
capace di emozionarsi....

ANIMA

martedì 3 luglio 2007

L'isola

L'isola.



C'era un'isola dove tutti i sentimenti hanno vissuto
Felicità, Tristezza, Conoscenza ed altri, compreso l'Amore.

Un giorno fu annunciato a tutti un pericolo imminente e
tutti furono invitati a lasciare subito l'isola, così iniziarono
a preparare le barche...

Quando l'isola iniziò ad affondare, l'Amore, che era da
solo, decise di chiedere aiuto alle barche che passavano.
Passò la Ricchezza, e l'Amore gli chiese: "Ricchezza, mi
puoi prendere con te?"... ed ella rispose: "No non posso,
ho oro e gioielli con me... per te posto non c'è"...

Di li a poco passò la Vanità... ed anche ad ella l'Amore
chiese aiuto... Ma la Vanità rispose: "Non posso aiutarti
Amore, sei tutto bagnato e potresti rovinare la mia barca"...

La barca successiva era quella della Tristezza... e l'Amore
chiese aiuto anche ad essa...

Ma ella rispose: "Sono cosi' triste che preferisco andare da solo.."

E subito la Felicità passò così veloce che nemmeno si
accorse dell'Amore che chiedeva aiuto..

Ma ecco che improvvisamente una voce disse: "Vieni
Amore, ti prenderò io con me sulla mia barca".
Era una persona anziana, e tale era la concitazione che
l'Amore dimenticò di chiederle chi fosse. Giunti su un
altra isola, l'Amore chiese dunque il suo nome...
e scoprì che era il Tempo.

L'Amore chiese allora
perché lo aveva aiutato... e il tempo rispose...
Solo il tempo e' capace di comprendere
quanto grande e' l'AMORE....

Storia di una formica


Storia di una formica



Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice.
Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore.
Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata.
Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza.
La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report.
Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono.
E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava.
Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze.
Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori.
Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare.
Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.
L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - chiaro ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet.
Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.
La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala.
Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto.
E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione.
Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'è troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era produttiva e felice.
Morale:
Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. E' preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno.
Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno.
Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione.
Pero', se nonostante tutto, ti impegni ad essere una Formica produttiva e felice, mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tue spalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche, cicale, remore e gufi.

KYLE


KYLE



Un giorno, ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia
classe che stava tornando a casa da scuola.
Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri.
Dissi tra me e me: perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri
di venerdì?
Deve essere un ragazzo strano.
Io avevo il mio week end pianificato (feste e una partita di football
con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato.
Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano
incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e
lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li
vidi cadere nell'erba un paio di metri più in là.
Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi.
Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre lui stava
cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi.
Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: quei ragazzi sono proprio
dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere. Kyle mi guardò e disse: "Grazie"!
C'era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che
mostrano vera gratitudine.
Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scroprii che
viveva vicino a me, così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima,
lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non
sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private.
Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri.
Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato, così gli chiesi se gli andava
di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro
tutto il week end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva, così come
piaceva ai miei amici.
Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora.
Lo fermai e gli dissi: "Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli
incredibili con questa pila di libri ogni giorno!". Egli rise e mi passò
la metà dei libri. Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo
amici per la pelle.
Una volta adolescenti cominciammo a pensare al college, Kyle decise per
Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici
e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe
diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football.
Kyle era il primo della nostra classe e io l'ho sempre preso in giro per
essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma.
Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare.
Il giorno dei diplomi, vidi Kyle: aveva un'ottimo aspetto.
Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole
superiori. Si era un pò riempito nell'aspetto e stava molto bene con gli occhiali.
Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano.
Ragazzi, qualche volta ero un pò geloso!
Quello era uno di quei giorni, potevo
vedere che era un pò nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: "Hei, ragazzo te la caverai alla grande!"
Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine)
e sorrise mentre mi disse: "Grazie". Iniziò il suo discorso schiarendosi
la voce: "Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno
aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli
allenatori, ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che
essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio
raccontarvi una storia". Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena
cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva
pianificato di suicidarsi durante il week end. Egli raccontò di come aveva
pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo,
e di come si stava portando a casa tutte le sue cose. Kyle mi guardò
intensamente e fece un piccolo sorriso.
"Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel
terribile gesto".
Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni.
Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più
debole.
Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso
sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel
sorriso fino a quel momento.
Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni.
Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona,
in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo
beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri.

Due Amici


Due Amici







Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza
d'ospedale. A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per
un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.
Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza.
L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini
fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle
loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro,
del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra
poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di
stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore
nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le
cose e i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un
delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i
bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati
camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella
vista della città in lontananza. Mentre l'uomo vicino alla finestra
descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della
stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio
l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.
Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla.
Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela
descriveva. Passarono i giorni e le settimane.
Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua
per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla
finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e
chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva
spostarsi nel letto vicino alla finestra.
L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata
che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente,
l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo
esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla
finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo
chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a
descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella
finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno
vedere il muro. "Forse, voleva farle coraggio." disse.
Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli
altri, anche a dispetto della nostra situazione.
Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro
non può comprare. "L'oggi è un dono è per questo motivo che si chiama
presente."

Un'Uomo e il suo Cane


Un'Uomo e il suo Cane



Un uomo camminava per una strada con il suo cane. Si godeva il paesaggio, quando ad un tratto si rese conto di essere morto.
Si ricordò di quando stava morendo e che il cane che gli camminava
al fianco era morto da anni. Si chiese dove li portava quella strada.
Dopo un poco giunsero a un alto muro bianco che costeggiava la
strada e che sembrava di marmo. In cima a una collina s'interrompeva in un alto arco che brillava alla luce del sole.
Quando vi fu davanti, vide che l'arco era chiuso da un cancello che sembrava di madreperla e che la strada che portava al cancello sembrava di oro puro.
Con il cane s'incammino verso il cancello, dove a un lato c'era un uomo seduto a una scrivania.
Arrivato davanti a lui, gli chiese: - Scusi, dove siamo?
- Questo è il Paradiso, signore, - rispose l'uomo.
- Uao! E non si potrebbe avere un po' d'acqua?
- Certo, signore. Entri pure, dentro ho dell'acqua ghiacciata.
L'uomo fece un gesto e il cancello si aprì.
- Non può entrare anche il mio amico? - disse il viaggiatore
indicando il suo cane.
- Mi spiace, signore, ma gli animali non li accettiamo.
L'uomo pensò un istante, poi fece dietro front e tornò in strada
con il suo cane.
Dopo un'altra lunga camminata, giunse in cima a un'altra collina in una strada sporca che portava all'ingresso di una fattoria, un cancello che sembrava non essere mai stato chiuso. Non c'erano recinzioni di sorta.
Avvicinandosi all'ingresso, vide un uomo che leggeva un libro
seduto contro un albero.
- Mi scusi, - chiese. - Non avrebbe un po' d'acqua?
- Sì, certo. Laggiù c'è una pompa, entri pure.
- E il mio amico qui? - disse lui, indicando il cane.
- Vicino alla pompa dovrebbe esserci una ciotola.
Attraversarono l'ingresso ed effettivamente poco più in là c'era un'antiquata pompa a mano, con a fianco una ciotola.
Il viaggiatore riempì la ciotola e diede una lunga sorsata, poi la offrì al cane. Continuarono così finché non furono sazi, poi tornarono dall'uomo seduto all'albero.
- Come si chiama questo posto? - chiese il viaggiatore.
- Questo è il Paradiso.
- Be', non è chiaro. Laggiù in fondo alla strada uno mi ha detto
che era quello, il Paradiso.
- Ah, vuol dire quel posto con la strada d'oro e la cancellata di madreperla? No, quello è l'Inferno.
- E non vi secca che usino il vostro nome?
- No, ci fa comodo che selezionino quelli che per convenienza
lasciano perdere i loro migliori amici.

Così...

A volte ci chiediamo perché gli amici continuino a mandarci barzellette senza aggiungere una parola. Forse questo può spiegarlo.

Quando si ha molto da fare, ma si vuole restare lo stesso in
contatto, che cosa si fa? Si mandano barzellette.

Quando non si ha nulla di particolare da dire, ma si vuole restare
lo stesso in contatto, si mandano barzellette.

Quando si ha qualcosa da dire, ma non si sa bene cosa, o non si sa come, si mandano barzellette.

Anche per far sapere a qualcuno che ci si ricorda ancora di lui,
che lui è ancora importante, che lui è ancora amato, che cosa si fa? Si manda una barzelletta.

Così, la prossima volta che ricevi una mia barzelletta, non pensare
che ti ho mandato soltanto un'altra barzelletta, ma che oggi il tuo
amico dall'altra parte del computer ha pensato a te e ti ha mandato un
sorriso!!


Siate i benvenuti nella mia tazza dell'acqua in qualunque
momento...

La lezione della farfalla


La lezione della farfalla

Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.La farfalla uscì immediatamente.
Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla!
In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.Non fu mai capace di volare.
Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con cui Dio la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati.
Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.

Una scatola di baci


Una scatola di baci

La storia ha inizio tempo fa, quando un uomo punisce sua figlia di cinque anni per la perdita di un oggetto di valore ed il denaro in quel periodo era poco. Era il periodo di Natale, la mattina successiva la bambina portò un regalo e disse:"Papà, è per te!". Il padre era visibilmente imbarazzato, ma la sua arrabbiatura aumentò quando aprendo la scatola vide che non c'era nulla. Disse in modo brusco:"Non lo sai che quando si fa un regalo, si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?". La bambina lo guardò dal basso verso l'alto e con le lacrime agli occhi disse:"Papà ... non è vuoto, ho messo tanti baci fino a riempirlo!". Il padre si sentì annientato. S'inginocchiò e mise le braccia al collo della bambina e le chiese perdono. Passò del tempo, ed una disgrazia, portò via la bambina. Per tutto il resto della sua vita il padre tenne sempre la scatola vicino al suo letto e quando si sentiva triste, scoraggiato o in difficoltà, apriva la scatola e tirava fuori il bacio immaginario ricordando l'amore che la bambina aveva messo dentro. 
In poche parole, ognuno di noi ha una scatola piena di baci e amore incondizionato, dai propri figli, amici e da Dio. 
NON CI SONO COSE PIU' IMPORTANTI CHE SI POSSANO POSSEDERE!

LE QUATTRO LEZIONI DI VITA


LE QUATTRO LEZIONI DI VITA



PRIMA LEZIONE


Dopo qualche mese alla facoltà di medicina, il
professore ci diede un questionario. Essendo un buon
alunno risposi prontamente a tutte le domande fino a
quando arrivai all'ultima che era:"Qual è il nome di
battesimo della donna delle pulizie della scuola?"
Sinceramente mi pareva proprio uno scherzo.
Avevo visto quella donna molte volte, era alta,
capelli scuri, avrà avuto i suoi cinquant'anni, ma

come avrei potuto sapere il suo nome di battesimo?
Consegnai il mio test lasciando questa risposta in
bianco e, poco prima che finisse la lezione, un
qalunno domandò se l'ultima domanda del test avrebbe
contato ai fini del voto.
"E' ch iaro!", rispose il professore.
"Nella vostra carriera voi incontrerete molte
persone. Hanno tutte il loro grado d'importanza.
Esse meritano la vostra attenzione, anche con un
semplice sorriso o un semplice ciao".
Non dimenticai mai questa lezione ed imparai che il
nome di battesimo della nostra donna delle pulizie
era Marianna.

SECONDA LEZIONE

In una notte di pioggia c'era una signora di colore,
al lato della strada, il temporale era tremendo. La
sua auto era in panne ed aveva disperatamente
bisogno di aiuto.
Completamente inzuppata cominciò a fare segnali alle
auto che passavano.
Un giovane bianco, come se non conoscesse i conflitti
razziali che laceravano gli Stati Uniti negli anni
'60, si fermò per aiutarla.
Il ragazzo la portò in un luogo protetto, le procurò
un meccanico e chiamò un taxi per lei.
La donna sembrava avere davvero molta fretta, ma
riuscì ad annotarsi l'indirizzo del suo soccorritore
ed a ringraziarlo.

Passati sette giorni, bussarono alla porta del
ragazzo.
Con sua grande sorpresa era un corriere che gli
consegnò un enorme pacco contenente una grande TV a
colori, accompagnata da un
biglietto che diceva:

"Molte grazie per avermi aiutata in quella strada,
quella notte.
La pioggia aveva inzuppato i miei vestiti come il
mio spirito e in quel momento è apparso Lei. Grazie
a Lei sono riuscita ad arrivare al
capezzale di mio marito moribondo poco prima che se
ne andasse. Dio la benedica per avermi aiutato.
Sinceramente, Mrs. King Cole"

TERZA LEZIONE


Qualche tempo fa quando un gelato costava molto meno
di oggi, un bambino di dieci anni entrò in un bar e
si sedette al tavolino. Una
cameriera gli portò un bicchiere d'acqua.
"Quanto costa un sundae?" - chiese il bambino.
"Cinquanta centesimi" - rispose la cameriera.
Il bambino prese delle monete dalla tasca e cominciò

a contarle.
"Bene, quanto costa un gelato semplice?".
In quel momento c'erano altre persone che
aspettavano e la ragazza cominciava un po' a perdere
la pazienza.
"35 centesimi!" - gli rispose la ragazza in maniera
brusca.
Il bambino contò le monete ancora una volta e disse:
"Allora mi porti un gelato semplice!".
La cameriera gli portò il gelato e il conto.

Il bambino finì il suo gelato, pagò il conto alla
cassa e uscì.
Quando la cameriera tornò al tavolo per pulirlo
cominciò a piangere perché lì, ad un angolo del
piatto, c'erano 15 centesimi di mancia
per lei. Il bambino non chiese il Sundae per
riservare la mancia alla cameriera.


QUARTA LEZIONE

In tempi antichi un re fece collocare una pietra
enorme in mezzo ad una strada. Quindi, nascondendosi,
rimase ad osservare per vedere se
qualcuno si prendeva la briga di togliere la grande
roccia in mezzo alla strada.

Alcuni mercanti ed altri suddit i molto ricchi
passarono da lì e si limitarono a girare attorno alla
pietra. Alcuni persino protestarono contro
il re dicendo che non manteneva le strade pulite, ma
nessuno di loro provò a muovere la pietra da lì.

Ad un certo punto passò un campagnolo con un grande
carico di verdure sulle spalle; avvicinandosi
all'immensa roccia poggiò il carico
al lato della strada tentando di rimuovere la
roccia.

Dopo molta fatica e sudore riuscì finalmente a
muovere la pietra spostandola al bordo della strada.
Tornò indietro a prendere il suo carico e
notò che c'era una piccola borsa nel luogo in cui
prima stava la pietra.

La borsa conteneva molte monete d'oro e una lettera
scritta dal re che diceva che quell'oro era per la
persona che avesse rimosso la pietra dalla strada.

Il campagnolo imparò quello che molti di noi neanche
comprendono: "Tutti gli ostacoli sono un'opportunità
per migliorare la nostra condizione"

E aggiungerei:

Se non avete mai provato il pericolo di un battaglia
o la solitudine dell'imprigionamento, l'agonia della
tortura o i morsi della fame, siete
più avanti di 500 milioni di abitanti di questo
mondo.

Se potete andare in chiesa senza la paura di essere
minacciati, arrestati, torturati o uccisi, siete più
fortunati di 3 miliardi di persone
di questo mondo.

Se avete cibo nel frigorifero, vestiti addosso, un
tetto sopra la testa e un posto per dormire, siete
più ricchi del 75% degli abitanti del mondo.

Se avete soldi in banca, nel vostro portafoglio e
degli spiccioli da qualche parte in una ciotola,
siete fra l'8% delle persone più benestanti al mondo.

Se potete leggere questo messaggio, avete appena
ricevuto una doppia benedizione perché qualcuno ha
pensato a voi e perché non siete fra i due
miliardi di persone che non sanno leggere.

Qualcuno una volta ha detto:

* Lavora come se non avessi bisogno dei soldi.
* Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire.
* Balla come se nessuno ti stesse guardando.
* Canta come se nessuno ti stesse sentendo.
* Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra.

ईl Frutteto


Il Fruttetocolor=#6d4127 size=2>



Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo
mantenere sempre
integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo
avvicinarsi la fine chiamò intorno
a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e i
pronipoti e disse loro:"Voglio svelarvi un segreto.
Venite con me nel
frutteto".

Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza, poiché sapevano
quanto il vecchio
amasse le piante. Con le poche forze rimaste e rifiutando
ogni aiuto, l'uomo
cominciò a zappare in un punto preciso, al centro del
verziere.
Apparve un piccolo scrigno.
Il vecchio lo aprì e disse: "Ecco
la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato
cibo alla mia vita e di
cui tutti voi avete beneficiato".
Ma lo scrigno era vuoto e la pianticella
che l'uomo teneva religiosamente fra le dita
era una sua fantasia.

Nonostante tutto nessuno sorrise.
"Prima di morire", proseguì l'uomo,
"voglio dare ad ognuno di voi uno dei suoi
inestimabili semi".
Le mani
di tutti si aprirono e finsero di accogliere il dono.
"E' una pianta che va
coltivata con cura, altrimenti s'intristisce e chi la possiede ne
è come
intossicato e perde vigore.
Affinché le sue radici divengano profonde,
bisogna sorriderle; solo col sorriso le
sue foglie diventano larghe e fanno
ombra a molti.
Infine, i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra; solo con
l'aiuto di molto cielo
diventano agili e lievi a tal punto da non farsi
nemmeno notare".
Il vecchio tacque.
Passò molto tempo ma nessuno si
mosse.
Il sole stava per tramontare, quando il figlio maggiore rispose per
tutti loro:
"Grazie, padre, del tuo bellissimo dono; ma forse non abbiamo
capito bene di che
pianta si tratti".
"Sì che lo avete capito.

Mentre mi ascoltavate e mi stavate intorno, ognuno di voi ha già dato vita
al piccolo
seme che vi ho consegnato. E' la Pianta della Pazienza".

L'arcobaleno


L'arcobaleno


 


Cieco dalla nascita l’uomo seduto
sulla panchina percepì la presenza umana dal calore che essa emanava. Un altro
uomo infatti, silenzioso, si era avvicinato e seduto accanto a questo suo
“simile”, che viveva nel buio senza che si vedesse.

L’uomo che viveva nel
buio avvertì, attraverso questo calore, la vita e provò il forte desiderio di
assaporarla, parlando a questa presenza. E così ad un tratto, con voce calma e
profonda domandò: “Che cos’è un arcobaleno? Ne ho sentito parlare molto nella
mia oscurità, ma oggi mi hanno detto che è apparso: in molti me lo hanno
descritto, ma io non ho capito di cosa si tratti perché non ho la percezione di
ciò che chiamiamo “colore”. Posso comprenderlo come fenomeno fisico, ma sembra
che sia molto di più di tutto questo!”.

“E’ vero rispose l’uomo che
viveva nei colori, rendendosi conto di quanto fosse difficile descrivere
qualcosa che si poteva solo immaginare, “l’arcobaleno è meraviglioso, è molto di
più di un fenomeno fisico!”

Allora cominciò a parlare all’uomo delle
tenebre del “blu” descrivendogli il mare. “Il mare, oh si il mare io lo conosco,
ho annusato il profumo del amare in ogni stagione, l’ho annusato nei momenti di
calma e durante la burrasca e ho sentito il suo sapore salato. So cosa intendi
quando parli del colore “blu”.

E poi gli parlò del “giallo” e
dell’”arancione”, descrivendogli il sole e, con suo stupore, l’uomo delle
tenebre, gli rispose che conosceva questi due colori, perché conosceva il calore
del sole durante le tappe della sua vita diurna.

Ma ancora più grande fu
la sua emozione quando, descrivendogli il colore “verde”, l’uomo gli descrisse
la bellezza dell’erba, di un prato, delle fronde di un albero che le sue mani
attente tante volte avevano accarezzato.

Queste mani che tante volte
avevano colto il rosso di una rosa o gli altri suoi sensi che avevano regalato
il colore delle viole, di una strada bagnata, di un tramonto infuocato, delle
nuvole trasportate dal vento.

Ora era l’uomo nelle tenebre che, con
trasporto, spiegava cosa fosse l’arcobaleno e quanto bello e meraviglioso fosse
questo fenomeno e quanta vita fosse racchiusa nei suoi colori. Fu così che
l’uomo che viveva nei colori pianse perché per la prima volta nella sua vita si
accorse di quanto fosse rimasto nel buio fino a quel momento.

Arriva anche da te la Primavera



Arriva anche da te la
Primavera.

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Un giorno, un uomo non
vedente stava seduto sui gradini di un
edificio con un cappello ai suoi piedi
ed un cartello recante la
scritta:

"Sono cieco, aiutatemi per
favore".

Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò
che
aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.

Si chinò e versò
altre monete.

Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il
cartello, lo
girò e scrisse un'altra frase.

Quello stesso pomeriggio
il pubblicitario tornò dal non vedente e
notò che il suo cappello era pieno
di monete e banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e
chiese se non fosse
stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse
scritto.

Il pubblicitario rispose:

"Niente che non fosse vero. Ho
solo riscritto il tuo in maniera
diversa".

Sorrise e andò
via.

Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c'era
scritto:

"Oggi è primavera...ed io non la posso
vedere."

MORALE:

Cambia la tua strategia quando le cose non vanno
bene e vedrai che
sarà per il meglio.

Abbi fede: ogni cambiamento è il
meglio per la nostra vita

I Biscotti


I Biscotti.


Una ragazza stava
aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto.
Siccome
avrebbe dovuto aspettare per molto tempo,decise di comprare un libro per

ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella
sala VIP per
stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i
biscotti e dall'altro lato un signore che
stava leggendo il giornale. Quando
lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne
prese uno, lei si
sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e

lei pensò "ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già
dato un pugno...".
Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo
accanto a lei, senza fare un minimo cenno
ne prendeva uno anche lui.
Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna
pensò: "ah,
adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!". L'uomo

prima che lei prendesse l'ultimo biscotto lo divise a metà! "AH, questo è
troppo" pensò e
cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose il
libro e la sua borsa e si incamminò
verso l'uscita della sala d'attesa.
Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si
sedette in una
sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri

dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando...
nell'aprire la borsa vide
che il pacchetto di biscotti era ancora tutto
intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì
solo allora che il
pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che

però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso
o superiore al
contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva
ferita nell'orgoglio.

LA MORALE:
Quante volte nella nostra
vita mangeremo o abbiamo già mangiato i biscotti di un altro senza
saperlo?
Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle

persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come
sembrano!!!

Esistono 5 cose nella vita che NON SI RECUPERANO:
Una
pietra dopo averla lanciata.
Una parola dopo averla detta.

Un'opportunità dopo averla persa.
Il tempo dopo esser passato.

L'amore per chi non lotta

lunedì 2 luglio 2007

DESIDERATA



Desiderata




Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta

e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio.



Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva

i buoni rapporti con tutti.



Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,

anche il noioso e l'ignorante, anch'essi hanno una loro storia da raccontare.

Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito.




Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,

perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.



Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.

Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile;

e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.



Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno.

Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono;

molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di
eroismo.





Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare.

E non essere cinico riguardo all'amore,

perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba.





Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni,

abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.





Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna.

Ma non angosciarti con fantasie.





Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.

Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.





Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;

tu hai un preciso diritto ad essere qui.

E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe.





Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,

e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,

nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.



Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti,

questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.



Fa di tutto per essere felice.





Questo testo bellissimo viene quasi sempre presentato come "Manoscritto del 1692
trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo".



Invece nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a
Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale
devozionale.



In cima alla raccolta, c'era l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore,
A.C. 1692", che è l'anno di fondazione della chiesa... da qui l'equivoco.